Oggi le copertine dei dischi – e anche dei vinili, che sono tornati in auge – sono diventate così importanti da essere indissolubimente legate all’album: non esiste disco che venga comunicato senza un preventivo studio artistico sulla copertina.

Le illustrazioni sui vinili e la cultura del tatuaggio hanno molti punti in comune e le stesse copertine vengono prese come spunto nello stile o riproposte nella loro interezza come tatuaggi. Questo vale per lo stile psichedelico, ad esempio, in cui le immagini oniriche di album degli anni ’60 e ’70 come quelli dei Grateful Dead, dei Pink Floyd o dei Jefferson Airplane vengono riproposte su pelle dando vita a design fluidi e psichedelici. Molte copertine di album hanno trasformato i loro artisti in vere e proprie icone: i volti di artisti come David Bowie, Jimi Hendrix, e i membri dei Beatles sono spesso stati tradotti in tatuaggi iconici. Le copertine degli anni ’70 e ’80 invece ci sono sbizzarrite nella differenziazione di stili grafici, e questo ha influenzato anche il tatuaggio: le copertine di album metal o punk, con il loro stile crudo, diretto e visivamente potente, hanno influenzato i tatuaggi in stile blackwork o dotwork. Nel 2000 invece le copertine arrivano ad un design minimalista e sobrio, influenzando di conseguenza anche i tatuaggi: lo stile minimal, che si caratterizza per linee pulite, forme semplici e immagini stilizzate, riprende visivamente questi album. In generale la cultura del tatuaggio ha visto le illustrazioni degli album non solo come richiamo a un periodo o a un artista specifico, ma anche un modo per esprimere l’appartenenza a un movimento o una sottocultura.