La figura femminile è stata fin dalle culture antiche oggetto di studio e rappresentazione, andandosi a modificare nel tempo per significato, modalità di rappresentazione, simbologia di riferimento, cultura, religione.

Nell’Antico Egitto, ad esempio, c’era l’uso di tatuare la dea Bes sugli arti per garantire sicurezza durante il parto.

Nell’Antica Grecia si possedevano tatuaggi femminilia scopo estetico, di appartenenza e status sociale.

In epoca moderna, significati e simboli cambiano nuovamente.

Nel Rinascimento cresce l’interesse per l’anatomia e la sensualità della figura femminile – ciò emerge in opere come quelle di Klimt e Rodin.

Arrivando agli anni ’60 e ’70 i movimenti femministi spingono le donne a tatuarsi come affermazione della propria autonomia, del proprio corpo e della propria resistenza.

Su questa scia, ancora oggi, nella contemporaneità, i tatuaggi femminili incarnano empowerment, self-love e body positivity, spesso sottolineati da slogan o simboli aderenti a valori identitari.